VI PROPONGO UNA…RIFLESSIONE…
FUORI-TUTTO
Si tratta di uno slogan spesso usato in ambito commerciale, nei supermercati, catene di abbigliamento o mobilifici, nonché negozi di elettrodomestici e informatica.
Siamo così abituati a “regalarci delle novità”, a poter spendere i nostri soldi (anche quando non abbiamo una vera necessità), che questa parola FUORI ci coinvolge, ci attrae, ci rende persino un po’ irrazionali e istintivi. La moda – dopotutto – gioca fortemente sulle nostre emozioni e voglia di apparire, più che non sulle nostre reali consapevolezze.
Forse come prima riflessione dovremmo chiederci:
“come mai non è più di-moda, per tanti credenti, celebrare la Pasqua, i sacramenti, partecipare alla Messa della domenica…” ? a tanti di noi manca la Messa in parrocchia, la domenica!
È una questione di-testa (essere razionalmente convinti che non serva più di tanto o a niente)
o forse anche molto di-pancia (che per la psicologia significa essere il contrario di “motivati” – ossia chi si muove intenzionalmente e responsabilmente verso qualcuno o qualcosa –
per diventare DE- motivati: muoversi lontano in base alle sensazioni, paure e desideri del momento, in base magari ai propri gusti personali, peggio ancora alle nostre simpatie o antipatie).
Purtroppo questo comune-sentire non tocca solo la religiosità, ma anche tutti gli ambiti della nostra vita, a partire da quello affettivo e familiare!
DENTRO O FUORI?
In questi giorni del “coronavirus” ci siamo sentiti dire, in tutte le salse, con tanto di Decreti ufficiali da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri (DPCM): STATE A CASA, cioè STATE DENTRO (sia bene inteso: per ragionevoli motivazioni)!
Così abituati a evadere, a stare – spesso – fuori – dalle nostre case (durante le nostre giornate), ci è venuto davvero “stretto”, difficile, stare – dentro, essere ligi e responsabili.
Dopotutto, se leggiamo il Vangelo di oggi, V domenica di quaresima (Giovanni, capitolo 11, versetti 1-45) Gesù dice una parola sola all’amico Lazzaro, morto e sepolto a tutti gli effetti: FUORI. Vieni fuori!
Il che sembrerebbe quasi dare ragione ai nostri istinti quotidiani, là dove sentiamo –tutti- il bisogno di PROIETTARE fuori di noi il nostro desiderio di vita, di piacere, di soddisfazioni e di relazioni.
Scusate il paragone azzardato: un po’ come Lazzaro che è chiamato a… uscire fisicamente da quella tomba, per dire e far vedere che è vivo.
Si tratta di una lettura apparentemente “poco” spirituale (o forse potrebbe sembrare così a qualcuno), alla luce di una interpretazione di questo Vangelo, che dovrebbe principalmente mettere in evidenza la divinità di Gesù, il suo potere contro la morte, il segno che compie con Lazzaro, che vuole essere un anticipo e una dimostrazione di una vita-dopo-la-vita (si chiama risurrezione dei morti).
Avendo come presupposto e convinzione il fatto che la nostra quotidianità si gioca, continuamente, in un duello tra dolore e gioia, solitudini e relazioni, dubbi e fede… se volete tra dentro e fuori!
MA cosa c’è di più “spirituale” che non diventare luminosi attraverso la propria esistenza concreta e quotidiana (si chiama testimonianza cristiana)? Quella che vivi FUORI, nel mondo.
E cioè dimostrando che – come si dice – sono i fatti che contano. La tua fede, più o meno forte, in Dio, dovrebbe condizionare in positivo la qualità delle tue azioni, e delle tue relazioni.
ALLORA: se Gesù ha richiamato Lazzaro alla vita, mi sembra un buon motivo per sottolineare la bellezza dello stare-fuori, stare con i piedi per terra, essere vivi e non lasciarsi vivere; insomma (lo si dice spesso) per lasciarsi – le paure/il proprio passato – alle spalle. Come quel sepolcro. Quindi non “dentro”, ma “fuori”.
E in questo sembriamo tornare… al punto di partenza. MA:
UDITE UDITE!
Quello della Quaresima cristiana è anche quest’anno un invito a stare – dentro ( STARE CON NOI STESSI) per poter poi uscire fuori, verso i fratelli.
E forzatamente si può chiamare proprio Quarantena, perché per molti, c’è l’obbligo di non uscire e non avere contatti, almeno per 15 giorni, per escludere un’eventuale malattia da Coronavirus e, quindi, di poter contagiare altre persone, famigliari e non.
Allora c’è una bella diversità tra evadere-fuori-da-se stessi e dimorare-dentro-il proprio cuore!
Qui non si parla tanto di stare dentro o fuori il sepolcro, perché va da sé che bisogna vivere fuori.
Ma c’è un “dentro” che spesso ci spaventa e che va recuperato, diciamolo pure, risvegliato, resuscitato, se volete riscoperto e rielaborato.
VIENI FUORI O..STAI DENTRO?
Eh sì questo invito (motivato dalle norme giuridiche) a stare a casa, a stare-dentro, si sposa bene con la strada indicata dalla Parola di Dio, di isolarsi e raccogliersi, per poter riflettere e pregare:
“quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”. (Matteo cap.6, versetto 5)
Per una buona Quaresima… ce ne sarebbe già da vendere!
CONCLUSIONI
La prima: per provare a vivere ogni giorno (si spera sul serio), bisogna essere – un po’ – fuori, oltre la monotonia della quotidianità, originali. È questo stare-fuori ci fa bene. Ne abbiamo bisogno!
La seconda: originalità e libertà NON sono il contrario di interiorità. Per essere se stessi bisogna avere il coraggio di pensare – se – stessi, di lasciarcelo dire da qualcuno! Le motivazioni del nostro agire le dobbiamo trovare innanzitutto dentro di noi e naturalmente da Dio stesso.
La terza: Lazzaro ci rappresenta un po’ tutti, perché si è vivi solo quando si esce da se stessi. Gesù lo ha chiamato fuori, perché dentro di sé aveva la morte e il buio, come in un sepolcro. Lo ha chiamato a fidarsi e a camminare nella luce.
La quaresima “stranamente più silenziosa” di questo 2020, e che stiamo vivendo “dentro”, ci ricorda che l’ultima “parola” è quella di Dio.
La quarta cosa che vi voglio dire è: Non abbiate paura dei momenti difficili, quando ci sentiamo sotterrati vivi! Gesù ha restituito Lazzaro alla vita: vuole fare lo stesso con ciascuno di noi, anche se dobbiamo accettare in certi momenti di non capire tutto e subito.
È bastata la VOCE di Gesù per risuscitarlo! Ne sono convinto: per ciascuno di noi questa VOCE in certi momenti arriva e si fa sentire. Dentro e fuori di noi!
Se impariamo a custodire il silenzio e la nostra interiorità, la distingueremo tra le tante e false voci che… ci assordano “fuori”.
Buon ascolto: buon cammino verso la Pasqua.
Don Domenico Bertorello