Pasqua: voce del verbo………

Il mio augurio di Pasqua, parte da due verbi impegnativi: consegnare e stare

 

CONSEGNARE:

 

dal greco paradìdomi (παραδιδομι), nel vangelo è la stessa parola usata per tradurre “tradire” (Mt 26, 14-25). Gesù è tradito da Giuda, abbandonato da tutti, ma sulla croce è Lui il protagonista della scena, perché liberamente fa della sua vita un dono per tutti noi. Il senso ultimo dell’esistenza di Gesù, dall’inizio alla fine, è il donarsi, il consegnarsi, il salvarci per mezzo di un amore gratuito e totale.

 

Il vangelo della passione secondo San Giovanni (cfr. Gv 19,30) traduce così letteralmente l’espressione “spirò”: parédôke tò pnèuma (παρέδωκε τò πνεύμα), cioè “consegnò lo spirito”.

 

L’atto supremo della vita dell’Uomo della croce è ancora il “dono”: chi ha conosciuto e incontrato Gesù, soprattutto nei tre anni del suo ministero di annuncio del Regno di Dio, si è scontrato sempre con una libertà disarmante, capace di amare ogni persona, e di consegnare l’amore di Dio Padre, rivelandoci che il centro dell’esistenza è il donarsi, e l’amare, senza condizioni e senza condizionamenti.

 

Il Venerdì Santo ci consegna la verità di un Dio che muore per noi, e accanto a noi (cfr. i due ladroni):

 

Nonostante i nostri “tradimenti”, le nostre fatiche e paure, e il nostro peccato

(e in questo Giuda Iscariota ci rappresenta un po’ tutti, secondo un criterio di identificazione proiettiva, che ci porta a sentirci come lui, deboli e fragili di fronte al male, spesso in preda del nostro “ego”!),

il Cristo che non scende dalla croce, ci rivela chi è Dio e ci fa capire che non siamo soli!

 

(cfr. Mt 27,39-43: Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano: Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. È il re d’Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo. Ha confidato in Dio; lo liberi lui ora, se gli vuole bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”! ).

 

È un fatto sotto gli occhi di tutti, semplicemente che “spiazza”.

 

L’amore, quello vero, quello che si gioca sulla relazione autentica con l’altro (che sia padre, madre, fratello, amico, collega di lavoro, “nemico”…) è LA CONSEGNA più importante che possiamo vivere con le persone che ci circondano, si relazionano con noi, e chiedono di essere intercettate nel loro vissuto.

 

Vivere, fino in fondo ogni nostro incontro, non è una cosa scontata per nessuno: neppure lo è stato sulla Croce per Gesù. Ma grazie a Lui, al suo sacrificio, diventa possibile: Cristo Morto e Risorto fa da apri-pista, indicando a tutti noi, alla chiesa, a ogni uomo e donna di buona volontà, la strada di una rinascita spirituale. Per i credenti, la Pasqua è innanzitutto questo.

Il messaggio, se volete la CONSEGNA pasquale di Cristo Risorto ai suoi discepoli e alle donne al sepolcro, il giorno di Pasqua (cfr. Gv 20,1-9), è una parola sola: ANDATE! Un comando, un invito a camminare sulla scia che Lui, l’uomo-Dio, ha tracciato per noi, o se volete, a ripercorrere le sue orme.

 

Fare Pasqua, come diciamo ancora oggi, vivere la Pasqua di Risurrezione, significa per tutti (anche quest’anno che non – ci –sembra – proprio – Pasqua!!!) STARE nella vita concreta, quella di tutti i giorni, scoprendo in essa, e nelle persone che ci circondano:

 

  1. LE TRACCE DI DIO, cioè i segni della sua presenza in mezzo a noi,

nel volto di quei fratelli che, soprattutto in questi tempi del coronavirus,

hanno un bisogno radicale di “consegnare” le proprie confidenze e il proprio vissuto a qualcuno che li sappia ascoltare senza fretta, e capire;

 

  1. il legame profondo e rivitalizzante, che nasce dalla preghiera personale e della chiesa, per tutti.

 

STARE:

 

riprendo l’immagine della STANZA che ho utilizzato per un piccolo video augurale

agli operatori sanitari, condiviso anche con alcuni amici e parrocchiani di Rodello.

Stanza, tra l’altro, deriva da Stare, Statio (in latino), cioé Stare fermi.

 

Se preferite, con lo slogan di queste settimane, ancora valido, non ancora scaduto:

#Iorestoacasa per il mio bene e quello degli altri!

Cioè re-state-fermi! Re-stiamo-a-casa! In piemontese: FUMA NEN I FOI! Bugia nen!

 

Gino Paoli, già negli anni ’60, cantava: “questa stanza non ha più pareti”.

 

Mi ha fatto riflettere il pensare alla Stanza del Cenacolo, dove il giovedì prima di Pasqua, Gesù celebra la Pasqua ebraica con i suoi discepoli (per noi l’Ultima Cena del Giovedì Santo). È una stanza che si trova “al piano superiore” (dice il testo del vangelo di Marco al cap. 14, versetto15), forse anche per dirci che questi giorni della Pasqua ci chiedono un piccolo sforzo, anche quest’anno, di salire un po’, di elevarci dal nostro quotidiano e superare alcuni nostri limiti e paure.

Se volete il gioco di parole: siamo chiamati (tanto più in questa pandemìa) a SOPRA –v-VIVERE!

 

La Via Crucis del Venerdì Santo, con le sue STAZIONI (da statio) ci mettono davanti agli occhi il Messia-di-Dio che STA inerme fra la gente e le autorità politiche e religiose, che lo deridono, lo accusano, e lo condannano a morte.

Siamo chiamati a stare davanti a quella tomba, a quella croce (che esporremo in Chiesa per l’adorazione personale) in SILENZIO.

 

È questo l’unico atteggiamento da vivere il Sabato Santo: un SO-STARE davanti all’Uomo della Croce, il cui volto sfigurato quest’anno diventa lo specchio del volto di tanti fratelli e sorelle, vittime del coronavirus, che STANNO SOLI nei nostri ospedali, o che STANNO ormai OLTRE, nella morte. Insieme alla nostra preghiera silenziosa, ricca di gratitudine, per i migliaia di operatori sanitari e volontari che STANNO in Prima Linea, come in guerra, sul fronte! A rischio della loro stessa vita.

 

E LE PARETI??? Che fine hanno fatto?, vi chiederete.

Semplicemente: IL MATTINO DI PASQUA Gesù RI-SORGE DAI MORTI. Questa è la nostra fede!

Le pareti di quella stanza, di quel sepolcro non possono trattenere la Vita! Cristo è libero!

 

Permettemi ancora un gioco di parole:

Pasqua significa anche per noi RI-trovare la libertà dello spirito, RI-nascere, RI-cominciare,

RI- partire, RI-posizionarsi nella vita, RI-trovare, RI-centrare e RI-cercare l’essenziale.

 

CONCLUSIONE:

la affido a due autori, uno scrittore e un teologo contemporaneo.

 

  • Alessandro d’Avenia, il 30 marzo scorso nella sua rubrica su Il Corriere della Sera, ci ha provocati a “mettere a fuoco le cose e le persone con uno sguardo simbolico, quello dell’Amore”. Questa è la Pasqua di Gesù e dei credenti in Lui: avere cioè

 

“uno sguardo che permette di dedicare impegno e attenzioni a ciò che è fragile e incompiuto… Solo così la vita cresce in e attorno a noi”. Così è stato per Gesù!

 

  • Hans Urs von Balthasar, teologo del ‘900, sintetizza meravigliosamente in uno slogan tutto il messaggio evangelico, ricordandoci che “Solo l’amore è credibile”.

 

 

E noi ci RI-proviamo …anche in questa Pasqua (come si dice) a STARE-SUL-PEZZO!

Auguri!                                                                                         don Domenico Bertorello